Decreto legge 231 - Il ruolo del risarcimento del danno nel sistema della responsabilità degli enti: problematiche relative ai reati colposi

L'introduzione dei reati colposi – omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime derivanti da violazione delle norme antinfortunistiche (art. 25 septies2) e reati ambientali(art. 25 undecies) – nel sistema della responsabilità degli enti ha sollevato sin da subito rilevanti interrogativi, che hanno rivelato come l'impianto normativo fosse stato calibrato sui soli reati dolosi. Alcuni temi, come quello della compatibilità tra i reati colposi e i criteri oggettivi di imputazione della responsabilità alla persona giuridica – vale a dire l'interesse e il vantaggio (art. 5) – hanno trovato soluzioni di compromesso nell'interpretazione giurisprudenziale, altri ci paiono tutt'ora aperti. Tra questi, il tema posto all'attenzione del lettore nel presente contributo.

A fronte delle numerose previsioni normative del d.lgs. 231/2001 dirette a promuovere meccanismi risarcitori-riparatori promettendo benefici, ad esempio in termini di misura e scelte delle sanzioni, si pone un problema maggiore per la società laddove l'illecito amministrativo contestato nel procedimento penale instaurato a suo carico derivi da un reato colposo. Potendo infatti l'ente, in tale ipotesi, chiamare l'assicuratore in manleva,le dinamiche di intervento della compagnia assicurativa entrano però in crisi nella misura in cui si impone alla persona giuridica di provvedere al risarcimento integrale del danno,o comunque di adoperarsi in tal senso, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado (art. 17), ossia in un momento anticipato rispetto all'accertamento di una responsabilità effettiva in capo alla società assicurata.

Si profila, così, l'eventualità che l'ente imputato a titolo di colpa sia ostacolato nell'accesso al prezioso circuito premiale previsto dall'art. 17.

di Vittore D'Acquarone

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