Greenwashing, lobbying e d.lgs. 231: la faccia "greedy" della finanza "greeny"
Due recenti casi empirici, accaduti rispettivamente negli USA e nel Regno Unito, sollecitano riflessioni ai sensi del d.lgs. 231/2001 (cd. «Legge 231») italiana. Nel primo viene in rilievo un caso di lobbying, finalizzato ad attrarre investimenti, che potenzialmente maschera corruzione e che potrebbe passare indenne attraverso le maglie del Bribery Act 2010, un testo legislativo che viene esaminato nel presente contributo, al fine di metterne in luce una potenziale lacuna. Il secondo caso, di vero e proprio «greenwashing» ossia di pubblicizzazione di iniziative di natura ambientale ed ecosostenibile, in realtà finalizzate a attrarre gli investitori in maniera sostanzialmente ingannevole, viene qui discusso da una visuale sempre di common law. La giustapposizione di un tale ordinamento a quello italiano porta ad emersione, in definitiva, il potenziale rischio di una competizione al basso (race to the bottom) fra ordinamenti in cui quelli extraeuropei offrano una disciplina, teoricamente, troppo lasca tale da lasciare impunite condotte per contro molto lesive del bene pubblico dell'integrità del mercato e della concorrenza.
di Pierre De Gioia Carabellese e Simone Davini
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