Responsabilità degli enti e cambiamento climatico alla luce delle recenti iniziative legislative comunitarie e nazionali
Le violazioni di diritti umani connesse ai cambiamenti climatici si inseriscono nel contesto della globalizzazione, che ha investito mercato ed economia, ma non politica e diritto. Quindi la necessità di tutela di beni indispensabili per la sopravvivenza, anche delle generazioni future. I fatti, seppur non ancora riconducibili a responsabilità penale, contrastano con norme internazionali, europee e nazionali. Tuttavia, mancano politiche che vadano oltre la logica degli attori economici, la cd. democrazia ecologica. Emerge il ruolo delle imprese transnazionali, da qui la possibilità di introdurre la responsabilità delle persone giuridiche anche davanti alla Corte penale internazionale. Dati normativi e riscontri giurisprudenziali rinviano ad obblighi di protezione per l'ecosistema. Sul formalismo giuridico irrompono le istanze sociali. Le richieste di criminalizzazione muovono dall'insufficienza degli strumenti esistenti rispetto all'emergenza climatica, verso l'introduzione del crimine di ecocidio. A ben vedere, si tratta di temi caratteristici del diritto penale economico, che ricordano il dibattito sull'introduzione della responsabilità degli enti. Adesso, in prospettiva ecosistemica, dei diritti della natura. Gli stimoli dei movimenti di opinione, assunti dall'ecologia politica, si riflettono sui contenuti della responsabilità.
PAROLE CHIAVE: diritti umani, democrazia ecologica, Corte penale internazionale, ecocidio, beni comuni, responsabilità d'impresa, ecologia politica.
di Filippo Paterniti
[visualizza l'articolo completo]